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![]() "Loro non sanno quanto sono fortunati. Camminano, corrono, respirano, spensierati a Parigi. Io li invidio la vita".
dal film Parigi (2008)
Romain Duris è Pierre
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Attore, sensibile e raffinato che si è messo a disposizione del regista Klapisch fin dagli esordi, il quale ha fatto di Romain Duris uno strumento di educazione e formazione della conoscenza di noi stessi e del mondo che ci circonda... Seppur con il sorriso fra le labbra.
Abbandoni
Suo padre era un architetto, mentre sua madre un'ingegnere. Dopo aver abbandonato gli studi artistici e in particolare la pittura, si avvicina alla musica, fondando il gruppo jazz-funk-rap dei Kingsize, all'interno del quale è batterista, ma che poi abbandona. Pensa che il mestiere d'attore potrebbe fare per lui, ma non ne è ancora sicuro e ha paura che sia solo l'ennesimo desiderio che poi metterà da parte.
Il legame con Klapish
Ci prova, passa un primo provino e riesce ad avere la parte di Marco in Frères - La roulette rouge (1994) di Olivier Dahan con Saïd Taghmaoui. Ora ne è certo: non vuole realmente diventare un attore. Era solo un capriccio. Quello che però non si aspettava, è che il direttore del casting di Cédric Klapisch e lo stesso Klapisch lo notano mentre cammina in mezzo a una strada e si avvia verso un liceo parigino. Senza farselo ripetere due volte lo seguono e gli offrono un ruolo nel loro film. Da quel momento in poi, Duris diventa una presenza fissa nella filmografia di Klapisch formando un legame di collaborazione che è stato più volte paragonato a quello che François Truffaut aveva con Jean-Pierre Léaud. Con l'unica differenza che Duris lo instaurerà anche con Tony Gatlif. Con Klapisch reciterà in Ognuno cerca il suo gatto (1996), Peut-être (1999) con Jean-Paul Belmondo - per il quale verrà nominato al César come miglior promessa maschile - e il piccolo cult europeo L'appartamento spagnolo (2002) - scrivendo appositamente per lui il personaggio di Xavier, venticinquenne studente parigino che parte per Barcellona con il progetto Erasmus.
Klapish lo spinge a scriversi all'Università per frequentare il corso d'arte, anche se nel frattempo Duris si impegna con pellicole come Dobermann (1997), Gadjo Dilo - Lo straniero pazzo (1997, e altra candidatura al César come promessa maschile), CQ (2001) con Gérard Depardieu, Pollicino (2001) con Catherine Deneuve, Adolphe (2002) con Isabelle Adjani, Le divorce - Americane a Parigi (2003) di James Ivory e infine Arsenio Lupin (2004), dove ha il ruolo di protagonista.
I lavori più recenti
Nominato ai César e agli European FilM Award come miglior attore per Tutti i battiti del mio cuore (2005), recita con John Malkovich in Afterwards (2008). Figura poi anche in Le avventure galanti del giovane Molière (2007) di Laurent Tirard, Parigi (2008) di Cédric Klapisch, Persécution (2009) di Patrice Chéreau e Il truffacuori (2010) di Pascal Chaumeil.
In tempi di business agonistico e di crisi economica, è molto probabile che arte della finzione e arte della seduzione tendano a combaciare. Non è un caso, d'altronde, che si faccia un gran parlare in questi giorni di Rubacuori di nome (d'arte) e di fatto, mestieranti dell'adescamento che han reso titoli come Le regole dell'attrazione o Attrazione fatale più adatti alle pagine della cronaca politica che ad un film di finzione. Anche il cinema contemporaneo ha i suoi adulatori di professione e quel che essi vanno raccontandoci da qualche anno è che i nuovi Casanova, Don Giovanni e Valmont sarebbero oggi piccoli imprenditori della fascinazione o affaristi dell'ars amatoria. In Hitch, Will Smith era un “dottor rimorchio”, esperto pianificatore di incontri amorosi per uomini timidi e impacciati. Ne L'uomo perfetto, l'attore disoccupato Riccardo Scamarcio si improvvisava gigolò per mandare a monte un matrimonio. Il Romain Duris de Il truffacuori è un po' l'uno e un po' l'altro: un po' speculatore degli umani sentimenti e un po' frantumatore di coppie a cottimo, un po' businessman spregiudicato e un po' commediante sornione. Come racconta lui stesso in quella sorta di lungo prologo-spot che apre il film: “In una coppia, ci sono tre tipi di donne: quelle felici, quelle infelici ma che tengono alta la testa e quelle infelici ma incapaci di ammetterlo. Queste ultime sono alla base dei miei affari”. Il capitalismo creativo trova nuovi campi d'azione nei rapporti insoddisfacenti grazie a parenti o amici scontenti della relazione.
Colpo grosso
L'approccio dell'impresa Duris & Co. prevede l'allestimento di scenari romantici e la recita di dialoghi trasognanti prelevati dai più noti luoghi comuni del cinematografo. Niente che abbia pretesa di decostruzione, sia ben chiaro, o che non risulti protetto da uno spesso esoscheletro morale. Ma prima di arrivare verso la fine e “scoprire” che non si può fingere o speculare sul vero amore, si gioca amabilmente con i cliché del cinema contemporaneo esibendo paesaggi esotici o lussuosi, simulando sequenze d'azione o di spionaggio, mettendo in scena continui mascheramenti e trasformismi. In un certo senso, Il truffacuori dà la sensazione di una commedia romantica che si finge un heist movie. Pascal Chaumeil gira un film sentimentale come fosse il racconto di una rapina, come se il nuovo colpo della banda di Ocean's Eleven fosse allestire un remake di Dirty Dancing. Il principio è che l'insieme vale più della somma delle parti e che lo spirito di squadra si crea in base a una sinergia di connotati glamour, atteggiamenti affabili e una gaia e disinvolta esuberanza fra diversi caratteri. Anche se gran parte del film si svolge a Monaco, il vero colpo grosso non è la rapina a un casinò di Montecarlo, ma poter vedere Romain Duris e Vanessa Paradis danzare sulle note di “I've had the time of my life” all'interno di un ristorante italiano. Guardare il giovane scrittore in Erasmus de L'appartamento spagnolo e la bambola eterea dal fascinoso diastema de La ragazza sul ponte imitare i passi di Patrick Swayze e Jennifer Grey, è un po' come vedere George Clooney e Brad Pitt reinventare i duetti fra Frank Sinatra e Dean Martin: un gioco di ruolo per mattatori in cui è difficile distinguere quale sia la stella che brilli di luce riflessa, ovvero se trovi più gloria l'imitatore o l'imitato.
Passo a due
Certo, nel caso de Il truffacuori, il ballo sensuale di Dirty Dancing è un riferimento tanto notorio e diretto quanto rischioso, considerando la popolarità del film e di uno quei brani immancabili nella playlist di qualunque festa anni Ottanta. Considerando la pletora di romantici e accaniti sostenitori plurigenerazionali che il film porta con sé da più di vent'anni, ogni riferimento è difficile almeno quanto la celebre presa dell'angelo del finale del film. Ma se ben condotta è la mossa ideale per chiudere il colpo, lo scenario più adatto per allestire l'inganno e muovere il gioco della seduzione con lo spettatore. Il tempo di far ricordare che “non si mette Baby in un angolo”, di far scendere qualche lacrima, di dire “meriti di meglio”, è l'affare è fatto.
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